La Chiesa di Santo Stefano al Ponte di Firenze è situata nella graziosa e piccola piazza che porta il suo stesso nome, nel cuore della città, a pochi passi da Ponte Vecchio.
Di stile architettonico romanico-manierista, venne costruita a partire dal XII secolo. I lavori proseguirono, a singhiozzo, fino al XX secolo. E proprio i numerosi interventi effettuati in un arco di tempo così ampio ci consegnano una struttura con caratteristiche del tutto uniche.
La storia
Il primo elenco di chiese fiorentine, risalente al 1116, testimonia anche la presenza della Chiesa di Santo Stefano al Ponte.
Molto probabilmente la struttura venne costruita ben prima: secondo alcune leggende fiorentine esisteva fin dai tempi di Carlo Magno.
Nel corso degli anni numerose famiglie facoltose vi tennero tombe e cappelle: Lamberti, Montagliari, Gherardini, Girolami, Baldovinetti, Riccomanni, Bellandi, Bertoldi, Ragaletti, Bartolommei, Gucci.
Tra i lavori più consistenti segnaliamo quelli effettuati tra il XIII e il XIV secolo, che contribuirono a creare quello che è l’aspetto attuale della chiesa: vennero costruite tre monofore, un portale, la navata unica, il tetto con capriate a vista, le tre cappelle del coro.
Nel XV secolo venne costruito il chiostro.
Un secolo dopo vennero creati nuovi altari laterali facendo riferimento alle regole del Concilio di Trento.
Verso la metà del 1600 i lavori interessarono la parte interna, con un rimodellamento completo e la ridefinizione di coro e cripta.
Nel 1783 la chiesa ricevette numerosi arredi della Chiesa di Santa Cecilia e venne riconsacrata come prioria dei Santi Stefano e Cecilia.
Saltiamo poi al periodo a cavallo tra Ottocento e Novecento, quando l’intera città di Firenze fu protagonista di un ammodernamento urbano.
In questo frangente arriva una delle opere più belle della chiesa: la scalinata di Santo Stefano al Ponte venne ereditata dalla Basilica di Santa Trìnita. Si tratta di una grandiosa scalinata con balaustra ad opera di Bernardo Buontalenti.
Insieme a questa giunsero qui anche numerosi arredi realizzati dal Giambologna.
Altri lavori di restauro interessarono la nicchia gotica interna, la costruzione di muri di sostegno alla scalinata, le bifore romaniche sulla facciata.
Dopo le distruzioni della Seconda Guerra Mondiale e dell’alluvione del 1966, venne riaperta al culto nel 1981.
Venne nuovamente soppressa nel 1986 a causa della riduzione delle parrocchie nel centro storico di Firenze per via dello spopolamento.
In questo momento, però, prende il via la seconda vita della Chiesa di Santo Stefano al Ponte. Iniziano, infatti, a confluire nella sagrestia, nella Cappella degli Orafi e nei locali attigui, numerose opere d’arte provenienti dalle chiese non più officiate.
In questo modo stava nascendo il futuro Museo Diocesano.
Dal 2015 Santo Stefano ospita le mostre di Crossmedia Group.
Caratteristiche
La Chiesa di Santo Stefano al Ponte fonde tre stili: romanico, gotico, barocco fiorentino.
Scopriamo le sue particolarità:
- La facciata: la parte inferiore ci rimanda immediatamente allo stile romanico. Colpisce il portale incorniciato da un paramento in marmo bianco e marmo verde di Prato. Le due porte laterali suggeriscono la vecchia struttura a tre navate. Aspetti più moderni nella parte superiore, con un paramento realizzato tra il XIII e il XIV secolo;
- Interno: tra le caratteristiche più importanti ritroviamo gli altari laterali cinquecenteschi, costruiti sul modello di quelli vasariani di Santa Croce. Particolarmente interessanti le decorazioni seicentesche volute da Bartolommei, su modello del barocco fiorentino. Tribuna-cappella centrale e due cappelle laterali formano il presbiterio. Decisamente suggestiva è la scalinata con balaustra marmorea del Buontalenti, con i gradini somiglianti alle valve di una conchiglia;
- Controfacciata: qui ammiriamo la lastra tombale di Ferdinando Bartolommei e un’acquasantiera in marmo di Carrara;
- Cappella Bellandi: al lato del presbitero troviamo questa cappella che nel XIV secolo vantava una tela di Taddeo Gaddi e oggi presenta una Vergine risalente al XVIII secolo;
- Altare maggiore e coro: l’altare maggiore proviene da Santa Maria Nuova e venne realizzato dal Giambologna, con bancone in marmo bianco. Il coro è a pianta quadrata e rifatto in epoca barocca. Il coro ligneo in noce venne intagliato nel 1650 dai fiorentini diretti da Jacopo Sani;
- Finta cappella di sinistra: costruita per ricavare un ambiente di servizio, vanta il Battesimo di Cristo di Jacopo Confortini;
- La cripta: con elementi architettonici con linee spezzate, pilastri, capitelli con sole modanature, basse volte, pilastri invece che colonne, membrature decorative del soffitto;
- Cortile: di origini quattrocentesche, vanta bifore in pietra serena e un pozzo circolare. Assicura l’accesso alla Cappella degli Orafi. Il portico ha caratteristiche medievali, con lastre tombali e iscrizioni funebri, fontana con mascherone e pozzo in pietra.
Cosa vedere
Scopriamo quali sono le opere artistiche più importanti presenti nella Chiesa di Santo Stefano al Ponte:
- Paliotto bronzeo con bassorilievo del Martirio di Santo Stefano di Ferdinando Tacca;
- Rilievo marmoreo in pietra serena di Madonna col Bambino del Maestro delle Madonne in Marmo;
- Pala d’altare San Filippo di Francesco Bianchi Buonvita;
- Pala d’altare Crocifissione;
- Pala d’altare Deposizione di Santi di Tito;
- Pala d’altare Apparizione della Madonna e angeli a San Lorenzo di Matteo Rosselli;
- Sposalizio di Santa Caterina d’Alessandria della scuola del Cigoli;
- San Zanobi che resuscita un fanciullo di Mauro Soderini;
- Conversione di Paolo di Francesco Morosini;
- Morte di Santa Cecilia alla presenza di Urbani I di Francesco Curradi;
- Sant’Agostino, Santa Monica e altri santi agostiniani al cospetto della Vergine di Santi Tito.
Museo diocesano di Santo Stefano al Ponte
Nei locali della canonica e negli spazi attigui alla Chiesa di Santo Stefano al Ponte troviamo il Museo Diocesano di Arte Sacra.
Il museo aprì nel 1983 e subì gravi danni nel corso dell’attentato di Via Georgofili del 1993. Fu nuovamente inaugurato nel 1995.
Appena entrati ci troviamo nella Cappella del Santissimo Sacramento, con tovaglia del Settecento sull’altare, calice seicentesco, un leggio, candelabri in bronzo, messale dell’Ottocento, borsa.
Accanto a questa ecco la Cappella degli Orafi della compagnia di San Luca. Al suo interno ammiriamo una croce dipinta risalente al Trecento e attribuibile a Taddeo Gaddi. Tra le pitture troviamo la Crocifissione di Cenni di Francesco, la Madonna con Bambino di scuola neobizantina, la Madonna dell’Umiltà, tre Madonne col Bambino di maestri della fine del Trecento della Valdelsa.
Nel museo ammiriamo il dipinto Incontro del servo di Abramo con Rebecca al pozzo di Santi di Tito, dipinti di Giovanni del Biondo, una tavola di Bicci di Lorenzo con Santa Lucia, Santa Maddalena e San Donato vescovo, una tavola del Maestro di Santa Verdiana, il trittico di Lorenzo di Niccolò Gerini, la tavola di Domenico di Michelino, il Polittico di Gàliga, l’Annunciazione di Bicci di Lorenzo, l’Annunciazione del Maestro della Madonna Straus.
La sala più grande del museo è la sagrestia. All’interno troviamo il dipinto più importante della struttura, ovvero la Madonna di San Giorgio alla Costa di Giotto.
Ma anche la Predella di Quarate di Paolo Uccello e il San Giuliano di Masolino da Panicale.
Di rilievo anche i bronzi, come il busto del Beato Davanzato di Pietro Tacca. Oppure gli argenti, con il Busto di San Cresci su disegno di Giovan Battista Foggini e il Reliquiario di San Frediano.
Nei piccoli ambienti del museo osserviamo oggetti liturgici, dieci statue di Benedetto Buglioni che compongono un presepe, la statua della Madonna con Bambino di Nino Pisano, dipinti trecenteschi.
Curiosità
Tra le particolarità che rendono questa chiesa del tutto unica troviamo le linee spezzate, una caratteristica architettonica che contraddistingue gli interni.
Le ristrutturazioni effettuate tra il Cinquecento ed il Seicento portarono con sé l’utilizzo di moduli basati su sequenze di linee spezzate, invece che di moduli circolari.
L’obiettivo era quello di proporre dei moduli che approssimassero il cerchio. Geometricamente possiamo concepire il cerchio come un poligono in cui il numero dei lati tende all’infinito.
Ad esempio, nella chiesa non troviamo archi a tutto sesto tradizionali. Ma con un’approssimazione del semicerchio, disegnato con sequenze di linee spezzate.
La scelta attiene al simbolismo teologico: la sequenza di linee spezzate punta ad ottenere un cerchio sempre più definito al crescere del numero delle linee stesse. Ma non si potrà mai sovrapporre ad un cerchio perfetto.
Tutto questo è una metafora degli sforzi crescenti del fedele per farsi imitazione di Cristo.
Come raggiungerla
La chiesa è in posizione centralissima e privilegiata. Si trova in Piazza di Santo Stefano. È a pochi passi da Palazzo Vecchio e Galleria degli Uffizi.
Può essere raggiunta anche a piedi dalla Stazione FS Firenze Santa Maria Novella, distante solo un chilometro.
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